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domenica 22 agosto 2010

Giringiallo di Lorenzo Lanzarotto




Un papà coraggioso ha compiuto un impresa straordinaria che non trova posto nè nelle cronache, nè nel gossip dell'estate italiana: non c'è una velina in mezzo, non c'è droga e non ci sono morti, ma solo amore e determinazione a volontà, quanto ne serve per pedalare da Genova fino a Rimini in 37 tappe e oltre 3.000 km!




alcuni cenni dal suo comunicato stampa:






Si è concluso Giringiallo, giro della costa italiana, da Genova fino a Rimini, passando per Roma, Napoli, Reggio Calabria, Taranto e Ancona. 3000 km di solidarietá costruiti in bicicletta, per il ritorno del padre. Una gara di solidarietà per i Figli privati del padre, orfani di padre vivo.

Il giro, iniziato il 16 luglio è arrivato a Roma il 24 dove il ciclopapà ha incontrato Fabio Nestola (pres. Federazione Nazionale Bigenitorialità).


Si è concluso il 21 a Rimini con l'incontro con Gabriele Bartolucci (Genitori Sottratti), 37 tappe percorse ininterrottamente dal ciclopapà IN SOLIDARIETA'.

La maglia gialla dell'Associazione é entrata in ogni centro abitato della costa dove il ciclopapá ha spiegato lo scopo del Giringiallo, chiedendo solidarietá attiva, ricevendo incoraggiamento, ospitalitá cibo e bevande.

Tutti, donne e uomini si sono dicharati concordi nel chiedere il ritorno del padre, chiedono che i figli non crescano piú senza il suo insegnamento, senza la sua presenza.


Non sono concordi con l'operato di quei tribunali che continuano a garantire alle madri la possibilitá di allontanare il padre, e la sua famiglia, dalla vita dei figli.

Affinché questo non accada piú il ciclopapá continuerá a manifestare. Per questo sono giá in cantiere nuove sfide, perché i figli allontanati dal padre (decine di migliaia ogni anno) devono sapere che non sono stati dimenticati.

Tutti i papá, separati e non, tutte le persone positive devono mobilitarsi per una societá migliore, questa é una buona occasione: restituire ai figli i loro padri significa avere uomini migliori nel nostro futuro.

Rimini, 21 agosto

http://www.giringiallo.it
http://custodiacondivisa.blogspot.com

Ciclopapá Lorenzo: 3384244970
lorenzo@lanzarotto.it



I'm the master of my fate: I'm the captain of my soul!

Citiamo le ultime due righe di una bellissima poesia dell'autore inglese William Ernest Hanely, dal titolo evocativo " INVICTUS": come certi cibi si possono solo gustare nel luogo dove sono nati, perchè sono frutto della terra, della cultura oltrechè dell'arte che vive in chi li ha preparati, così ed ancora di più, la poesia non si dovrebbe mai tradurre ma andrebbe, come un cibo, gustata nel suo ambiente naturale. Una piccola eccezione però la Sig.ra Renata Beltramo di Savona, che ha presentato una denuncia nei confronti del Matistrato del Tribunale dei Minori di Savona Dott. Giampiero Cavatorta, per abuso di ufficio e omissione in atti di ufficio, se la merita. Inevitabilmente giunge il giorno in cui, anche i mansueti si ribellano:
INVICTUS
( William Erenst Henley)
Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l’indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.






ALLA PROCURATORE CAPO DELLA REPUBBLICA
presso
IL TRIBUNALE DI GENOVA



Io sottoscritta BELTRAMO Renata, nata a Millesimo (SV) il 24 ottobre1964, e residente a Savona, Largo Tissoni 4/2; fa atto di Denuncia/Querela nei confronti del magistrato Dott. Giampiero Cavatorta, operante presso il Tribunale per i Minorenni di Genova; Per i fatti di seguito esposti;

PREMESSO CHE

- In data 3 luglio 2009 il Tribunale per i Minorenni di Genova emetteva un decreto ex artt. 333, 336 Cod. Civ. (allegato 1) mediante il quale disponeva “che il minore Franco Gabriele fosse affidato al Comune di Savona” e disponeva “l’immediato inserimento in idonea struttura con sospensione di qualsiasi contatto con i genitori”;

- In data 13 luglio 2009 il Tribunale per i Minorenni di Genova emetteva un decreto ex artt. 333, 336 Cod. Civ. (allegato 2) mediante il quale disponeva “di affidare Franco Federico al Comune di Savona affinchè ne curi l’inserimento, insieme alla sorella maggiore Franco Romina, in idonea struttura comunitaria o alloggio protetto”.

- In data 16 aprile 2010 veniva depositata, presso la Procura della Repubblica di Savona, denuncia-querela per maltrattamenti subiti dal figlio Federico presso la Comunità “Casa Mia” di Cairo Montenotte (allegato 3)

violando pertanto la vigente legislazione in materia di “Diritto dei Minori” ovvero: la Legge 149/01 art. 5 c. 2; la Legge 176/91 (ratifica Convenzione di New York sui Diritti del Fanciullo, nella fattispecie in violazione dell’art. 12) e la Legge 848/55 (ratifica della Convenzione Europea sui Diritti e le Libertа fondamentali dell’Uomo – protocollo addizionale n. 11 del gennaio 2001, nella fattispecie in violazione dell’art. 8);

ESPONGO I FATTI

In data 17 agosto 2010 ho presentato alla cancelleria civile del Tribunale per i Minorenni di Genova richiesta per la visione del fascicolo (allegato 4) riferito alla procedimento n. 891/96 V.G., relativo a miei figli FRANCO Gabriele, nato il 23/02/1996 e FRANCO Federico, nato il 17/11/1999 ed il Giudice delegato, Dr. Giampiero CAVATORTA, nello stesso giorno, mi negava l’accesso agli atti, così come risulta dallo stesso documento di richiesta riconsegnatomi (allegato 4), ponendomi quindi in una condizione di totale impotenza per non potermi difendere dalle eventuali accuse mosse nei miei confronti che hanno determinato l’allontanamento dei miei DUE figli da me e l’interruzione dei rapporti.

Riservandomi del diritto di costituirmi in seguito parte civile per il gravissimo “Danno esistenziale” ricevuto vorrei evidenziare a codesta eccellentissima Procura che:

Il negato accesso agli atti del fascicolo di cui sopra mi impedisce di esercitare i diritti garantiti e tutelati dalla Costituzione italiana di cui agli artt. 24 e 111 e che non esiste nessuna legge che consenta al Tribunale per i Minorenni di secretare gli atti del fascicolo alla parte interessata.

In particolare:

1. L’art. 24 Cost. recita che “la difesa è un diritto inviolabile del cittadino in ogni stato e grado del procedimento”.

2. L’art 111 Cost. recita che il giusto processo si svolge nel contraddittorio fra le parti.

3. L’organico dei TRIBUNALI PER I MINORENNI è costituito da magistrati anch’essi soggetti alla legge (art. 101 Cost.)

4. la Legge da' pieno diritto alla presa conoscenza degli Atti contenuti nel fascicolo (cfr. art. 169 C.p.C. e artt. 76 e 77 Disp. Att. C.p.C.).

5. I giudici, pur facendo parte di un fondamentale organo dello Stato, sono terze persone che devono giudicare in maniera neutrale ed imparziale nelle controversie fra due o più parti in causa e, quindi, non rappresentano gli interessi dello Stato, ma la corretta amministrazione della giustizia (v. Codice deontologico del magistrato e art. 111 Cost.).

6. Nella fattispecie i giudici minorili sono terzi nelle controversie fra lo Stato e il/i genitore/i sospettato/i e indagato/i di condotta pregiudizievole verso i figli. Non potrebbero quindi, per etica e per la corretta amministrazione della giustizia, eludere il contraddittorio fra le citate parti, poichè si sospetterebbe, a ragion veduta, di parzialità e non neutralità ad esclusivo vantaggio dello Stato che, così, si sottrarrebbe dagli oneri previsti dalla legge.

Lo Stato, rappresentato dai Servizi Sociali (affidatari del minore), può benissimo commettere abusi ed errori. Gli abusi per conflitto di interessi e gli errori per le inconfutabili regole che “nessuno è perfetto” e che “tutti possono sbagliare”.

Non può, a mio modesto avviso, il giudice (di qualsiasi tribunale), nelle controversie fra Stato e cittadini, rifiutare i reclami, le istanze e gli atti probatori presentati da questi ultimi, in difesa dalle accuse mosse nei loro confronti.

Senza contraddittorio fra le parti è come dire che lo Stato ha sempre ragione e che può decidere le sorti del cittadino (nella fattispecie della famiglia) indipendentemente dai fatti.

E’ impensabile, inoltre, considerare come “oro colato” soltanto l’operato di assistenti sociali, educatori, etc., poichè si attribuisce a tali persone, spesso giovani e quindi prive di esperienza e/o di adeguata professionalitа, l’infallibilità. Da non sottovalutare, inoltre, l’opportunità che si concede ai suddetti operatori di abusare della propria mansione e di violare le leggi per interesse personale (si vedano gli artt. 28 e 54 Cost.).

Occorre anche precisare che i provvedimenti provvisori emessi dai Tribunali per i Minorenni limitano i diritti dei figli e dei genitori e la potestà dei genitori sui figli. Ammesso e concesso che il minore è, in questo caso, parte da tutelare, il genitore, in quanto considerato responsabile del disagio/pregiudizio verso i figli, ha il sacrosanto diritto di difendersi.

E’ proprio perchè i provvedimenti emessi dal giudice, occorre ribadirlo, sono limitativi fin dalla loro fase iniziale (a tutti gli effetti sono delle pene inflitte senza processo e senza accurate indagini), che devono essere gestiti nel contraddittorio fra le parti (artt. 111 Cost.) e si deve consentire al/i genitore/i di difendersi in ogni momento (art. 24 Cost).

Personalmente ritengo che il diritto di difesa negato, la secretazione degli atti e l’assenza di contraddittorio fra le parti siano arbitrarie decisioni dei giudici dei Tribunali per i Minorenni che non trovano fondamento alcuno nella Costituzione, in nessuna Legge e neppure nella logica, essendo trascorso tanto tempo da quando sono stati emessi i primi provvedimenti ed interrotto i rapporti fra la scrivente ed i figli (cfr. art. 5 c. 2 legge 149/01).



La gravitа e l’urgenza di un Vostro immediato intervento è richiesto dal danno irreparabile stante l’istituzionalizzazione dei bambini e la mancanza di un qualsiasi progetto tendente al loro rientro nel nucleo familiare.



Alla luce di quanto sopra esposto;

CHIEDO

• che la S.V. Illustrissima proceda nei confronti del Dr. Giampiero CAVATORTA qualora si ravvisino i reati di “Abuso d’ufficio” ai sensi dell’art. 323 c.p. e di “Omissione di Atti d’Ufficio” ai sensi dell’art. 328, nelle modalitа previste dalla giurisprudenza relativamente alle Sue mansioni di Presidente di Collegio e Giudice delegato di un Tribunale per i Minorenni Repubblica Italiana.

• di poter prendere visione ed acquisire copie degli atti del fascicolo relativi ai procedimenti di cui sopra e riguardante i MIEI figli Gabriele e Federico, per preparare in tempo utile la mia difesa ed il contraddittorio.

• di essere informata, ai sensi degli artt. 408, 409 e 410 c.p.p., su eventuale richiesta di attivazione o richiesta di archiviazione della presente denuncia/querela.

Allego:

Allegato 1: Copia Decreto Tribunale per i Minorenni del 3 luglio 2009;

Allegato 2: Copia Decreto Tribunale per i Minorenni del 13 luglio 2009;

Allegato 3: denuncia-querela per maltrattamenti subiti dal figlio Federico depositata in data 16 aprile 2010

Allegato4: Richiesta con diniego visione fascicolo relativo al procedimento 891/96 V.G.

Con osservanza

Savona lì, 19 agosto 2010

IN FEDE

BELTRAMO Renata

mercoledì 4 agosto 2010

Il sonno della ragione genera mostri.

Il sonno della Ragione è il titolo di un acquaforte di Francisco Goya datata 1797 che parla da sola.
Qualche anno prima ...il 5 Dicembre 1783 "L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dal suo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l'incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirisi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere audere! Abbi il coraggio di serviriti della tua propria intelligenza....Ma sento gridare da ogni lato: non ragionate! L'ufficiale dice: non ragionate, fate esercitazioni militari! L'intendente di finanza: non ragionate,pagate!L'ecclesiastico:non ragionate, credete!..."questo scriveva Immanuel Kant ( per chi vuole il testo integrale http://bfp.sp.unipi.it/classici/illu.html#id2530329 ) nel lontano 1783, sei prima della rivoluzione francese, ma praticamente oggi rispetto a noi perchè tutto ciò che è accaduto in mezzo è come se non fosse mai stato, se dato un qualsiasi assunto ci domandiamo quali siano gli strumenti che ci possano portare alla verità. Il porsi la domanda ci solleva già dal fondo sul quale l'umanità ha deciso di strisciare, il perseguirlo ci riporta alla stazione eretta che dovrebbe caratterizzare la nostra specie. Non è raggiungere la verità assoluta che ci affrancherà dal dilemma di vivere, bensì agire per perseguirla, deve essere lo scopo: ciascuno di noi ha esperienza sufficiente per poter dire che la verità assoluta non ci è data, troppe sono le variabili e noi siamo esseri finiti, per quanto arroganti, ma finiti e delicati, e l'assoluto ci è precluso: abbiamo accesso a talmente tanti mezzi e strumenti per perseguire questo scopo che una vertigine ci coglie e ci fa voltare dalla parte di Maria de Filippi, al solo sfiorare il tema, eppure "fatti non foste a viver come bruti,me per seguir vertute e canoscenza" per cui tentare si deve: è nostro dovere affrancare noi stessi da qualsiasi servitù mentale ed aiutare i nostri simili a fare altrettanto, non per filantropia ma per affermazione dell'istinto di sopravvivenza in confronto a quella organizzazione, casta,cricca,sistema di potere, loggia massonica...comunque la vogliate chiamare, fatta da uomini e da donne, che per meri interessi personali molto spesso esclusivmente economici, amerebbe farci credere che questo è già il migliore dei mondi possibili e che il nostro cervello è un inutile acessorio al qualè è chiesto al massimo di governare un telecomando, in quanto qualcuno ha già pensato per noi, ha già deciso che cosa sia meglio per noi...prendiamoci il nostro psicofarmaco e rilassiamoci...questo è il migliore dei mondi possibili...ma come mai se questo è il migliore dei mondi possibili: contiamo ancora tante guerre, tanti morti, come mai, chi si lamenta non viene ascoltato e chi chiede spiegazioni, viene addirittura emarginato? Non possiamo cambiare il mondo..ci sentiamo ripetere sin da piccoli. Invece si che si può, si può cambiare modo di guardare le cose, si può cambiare certo, succede continuamente: si chiama evoluzione e quando un sistema non cambia più...muore. qui vi diamo spunti, leggete cercate la vostra verità, l'argomento è sempre lo stesso: Tutela Minori la versione ufficiale qui non la troverete...

martedì 29 giugno 2010

Condannati a Morte!

L'Italia ha abolito la pena di morte di fatto dal 1948 e, anche dal punto di vista costituzionale, questa è stata formalmente abrogata dal codice penale militare di guerra nel 1994 per cui il "sistema giustizia" non eroga più ufficialmente la pena di morte. Nella realtà, in maniera disorganica si presentano alle cronache casi dei quali noi riceviamo dai media la drammaticità della tragedia ma da cui non si evince la colossale dimensione del fenomeno. La somma di questi casi di morti violente ci lascia dubitare sulla effettiva fuoriuscita della pena di morte dal nostro paese e che ci fa temere che essa sia in realtà tuttora in vigore e che venga erogata costantemente per mezzo della disperazione con cui per legge, alla separazione dei genitori si fa seguire, quella dei figli dai genitori. La Federazione Italiana per la Bigenitorialità F.E.N.B.I ha il merito di avere analizzato e riclassificato una enorme mole di dati provenienti dalle fonti ISTAT e Criminalpool, e di averci fornito nella riclassificazione, una visione che ha perso tutte le cartteristiche della singolarità e del "gesto isolato di un pazzo" con cui spesso sentiamo descirvere questi episodi: dal 2002 al 2005 , 3.859 decessi sono imputabili ad atti direttamente conseguenti dalla separazione: come disse qualcuno: non è dalla separazione che non ci si riprende, ma dalla ingisutizia subita: La disperazione uccide, eccome se uccide...Il testo che vi offfriamo, un pò lungo per ub blog è la trascrizione di quello che potete trovare sul sito della FENBI.

UNA SCIA DI SANGUE di FABIO NESTOLA (2003)
omicidio e suicidio fra genitori separati: analisi del fenomeno emergente


Nelle cause scatenanti dei picchi di disperazione che portano a togliere e togliersi la vita esiste un fattore di rischio che viene sistematicamente occultato.
L’interruzione giuridica del progetto genitoriale.
Non ha nulla a che vedere con l’affidamento dei figli: tanto con l’affido esclusivo quanto con l’affido condiviso, il trend dei tribunali italiani è quello di accanirsi nel non voler equiparare forme e contenuti di entrambi i ruoli genitoriali, limitando le frequentazioni e l’influenza del ruolo paterno nel processo di crescita dei figli.
Il progetto genitoriale prescinde dal concepimento, dalla trasmissione del patrimonio genetico e dalla stessa gravidanza, va molto oltre: è un progetto educativo a lungo termine, un processo di cura e trasmissione di se che accompagna (o dovrebbe accompagnare) la prole nei vent’anni successivi alla nascita.

L’esclusione forzata da tale progetto, la riduzione a ruoli marginali, la cronica limitazione ad un ruolo subalterno rispetto all’altro genitore, la delegittimazione della figura paterna, la mortificazione, la totale inefficacia delle contromisure giuridiche e lo status di “intruso” che ne derivano sono le molle che innescano la spirale di disperazione che porta ad episodi di cronaca nera.
Il padre che chiede di continuare ad occuparsi dei figli anche dopo la separazione viene percepito dalla maggioranza dei tribunali italiani come individuo che tenta di invadere un territorio altrui; quindi da circoscrivere, ridurre, contenere.
La parola d’ordine è limitare.
Prova ne sia che - anche dopo la riforma dell’affido condiviso - i tribunali continuano a concedere un avvilente “diritto di visita” - creato arbitrariamente, ma inesistente nella normativa - limitato prevalentemente alle misure standard di due pomeriggi a settimana e due domeniche al mese.
Qualcuno provi a smentire.
L’orientamento prevalente, in sostanza, continua ad essere improntato al “minimo indispensabile”, contrariamente alla riforma voluta dal Parlamento e soprattutto al diritto dei minori.

Che tale modus operandi si traduca in una concreta esclusione dalla vita dei figli, e venga percepito quale riduzione ad “accessorio inutile”, quasi “fastidioso” da parte di chi lo subisce, non è difficile da comprendere.
Come non è difficile comprendere che l’interruzione forzata di un intero progetto di vita ed i rapporti con i figli privati di qualunque spontaneità, limitati nei tempi e nei modi imposti per sentenza, costituiscano un vero e proprio stupro delle relazioni.
Lo stupro delle relazioni, inoltre, si aggrava ogniqualvolta il pur misero “diritto di visita” viene subordinato al volere del genitore che esercita un reale e nemmeno tanto occulto potere sui figli, il genitore prevalente (affidatario prima della riforma, collocatario dopo il 2006, anche questo termine creato arbitrariamente, pur se inesistente nella normativa) ostacola o impedisce gli incontri padre-figli.

Sono interpretazioni frettolose e superficiali, pertanto, le chiavi di lettura che solitamente vengono date alla disperazione che sfocia in episodi di cronaca nera:
- mancata accettazione della fine del rapporto
- allontanamento dalla casa coniugale
- disturbo mentale
- gelosia morbosa

Viene sempre “dimenticata” più o meno volutamente la causa principale: lo stupro psicologico-relazionale generato dall’interruzione giuridica del progetto genitoriale.
Non viene riconosciuti il dolore e la disperazione del padre privato dei figli, non vengono riconosciute le difficoltà che incontra un genitore di sesso maschile nel tentare di ristabilire la legalità, non viene riconosciuta l’asimmetria valutativa in base al genere del genitore che compie un reato, sia esso un condizionamento dei figli, un ostacolo delle frequentazioni, una sottrazione definitiva o la costruzione di false accuse, al solo scopo di eliminare l’altro dalla vita dei figli.
Alla fine, il padre relegato in un angolo, sminuito nella forma e nei contenuti del proprio ruolo, cancellato, deriso, annullato, delegittimato ed ingiustamente trascinato in tribunale a difendersi da false accuse infamanti, varca il limite di ogni umana sopportazione: qualcuno si arrende e rinuncia a percorrere una strada in salita, qualcuno si accontenta di rimanere confinato fuori dalla vita dei figli, qualcun altro impazzisce.
Ma chi uccide o si uccide, era folle di suo o qualcosa ha generato ed alimentato la follia?
Si tratta di follia cronica, di una tara genetica? Comunque, a prescindere dalla limitazione nel rapporto con i figli quel giorno avrebbe compiuto una strage? Oppure esistono dei motivi ben precisi che hanno fatto arrivare la disperazione al picco di non vedere altra soluzione che la morte?
E soprattutto, può il Sistema continuare a sentirsi e proclamarsi esente da colpe?

dati ed osservazioni

Il monitoraggio che segue è parte del pluriennale impegno dell'Osservatorio Permanente sulle Famiglie Separate nel raccogliere dati non resi disponibili da fonti ufficiali.

ISTAT e Criminalpol prevedono la voce “omicidi in famiglia”, vale a dire i fatti di sangue maturati fra parenti di vario grado.
Tra gli omicidi in famiglia sono però comprese diverse tipologie di delitto che non hanno nulla a che vedere con crisi di coppia e figli contesi.
Una percentuale rilevante di omicidi in famiglia, inoltre, è concentrata in due filoni che riguardano vittime appartenenti a fasce d'età diametralmente opposte, i neonati e gli anziani:

- gli infanticidi diretti o conseguenti ad abbandono, quei delitti commessi dalle madri con varie modalità ed imputati alla depressione post partum.
- i cosiddetti delitti eutanasici, quei delitti nei quali la molla che spinge ad agire è il desiderio di porre fine alla sofferenza di un congiunto malato terminale.

Nessuna voce ufficiale del macrogruppo “delitti familiari” prevede un sottogruppo specifico per il disagio sociale legato a separazioni, divorzi e cessazioni di convivenza, pertanto l'Osservatorio Permanente della FeNBi costituisce in merito l'unica fonte, seppur ufficiosa, da 14 anni.

Confrontando i risultati del monitoraggio con le osservazioni sulle crescenti responsabilità dei nuovi padri verso la prole (father pride), emerge un dato allarmante: ad una accresciuta partecipazione paterna al progetto genitoriale corrisponde la reazione uguale ed inversa di accresciuta disperazione in caso di interruzione del progetto stesso.

Spinta da tale osservazione, è maturata la decisione di approfondire l’argomento, realizzando in proprio una ricerca sui fatti di sangue, espressione estrema della instabilità psico-emotiva conseguente alla separazione.
Le cause del gesto eclatante vengono da sempre cercate nella gelosia e nella mancata rassegnazione alla fine del rapporto, ma appare ormai indispensabile abbattere i luoghi comuni e considerare la motivazione più importante pur se - più o meno volutamente - ignorata: la disperazione generata dalla perdita dei figli.
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Monitoraggio effettuato dall'Osservatorio Permanente della Fe.N.Bi., estrapolando i casi di suicidio dall'archivio dei fatti di sangue maturati nell'ambito delle separazioni, dei divorzi e delle cessazioni di convivenza.
L'elenco prevede la data dell'episodio, il titolo di cronaca, il luogo e le vittime:
U - uomo, D - donna, B - bambino.
Nella colonna delle vittime la prima sigla si riferisce al suicida, le successive ad eventuali altri soggetti coinvolti

07 04 96 Psicologo si da fuoco per riavere la figlia Aosta U
20 05 96 Ex agente suicida: diviso dalla moglie Ascoli Piceno U
18 06 96 Non vuole separarsi, la strangola e si uccide Ancona U, D
24 06 96 Figlio di separati suicida ad 11 anni Milano B
05 08 96 I genitori si separano, quattordicenne si uccide Siracusa B
16 10 96 Separato: giù dal quarto piano Roma U

26 05 97 Si getta dalla finestra Milano U
27 05 97 Davanti alla figlia uccide la moglie e poi si spara Salerno U,D
28 05 97 S'impicca davanti alla finestra dell'ex moglie Roma U
06 06 97 Ferisce la moglie e poi s'ammazza Udine U
23 08 97 Strangola la moglie e si getta nel vuoto Roma U,D
09 09 97 Uccide le sue bimbe e si spara Roma U,B,B
23 09 97 Uccide la figlia e poi si spara Varese U,B

15 03 98 Si lega mani e piedi, poi si impicca Roma U
14 05 98 Suicida dalle suore Roma U
15 05 98 Separato dalla moglie, si impicca ad un albero Roma U
24 05 98 Suicida per amore dei genitori Varese B
03 06 98 Uccide la moglie e si ammazza Napoli U,D
06 08 98 Ammazza ex moglie e suocero, poi si uccide Roma U,U,D
09 09 98 Uccide le sue bimbe e si spara Roma U,B,B
23 10 98 Padre si uccide perché non può vedere i figli Savona U
31 10 98 Suicida perché la moglie non gli fa vedere i figli Cagliari U
21 12 98 Ennesima lite con la ex, la uccide e si spara Arezzo U,D

16 01 99 Spara alla moglie e si suicida dalla psicologa Trento U,D
05 02 99 Uccide la moglie e si getta dal terzo piano Cuneo U,D
19 03 99 Uccide la moglie e si suicida Potenza U,D
24 03 99 Medico separato uccide la moglie e si suicida Bologna U,D
28 04 99 Giovane mamma si da fuoco per riavere i figli Trapani D
09 04 99 Spara alla ex e poi si uccide Brescia U,D
22 07 99 Non riesce a vedere i figli, farmacista si spara Grosseto U
02 09 99 Separato dalla moglie si dà fuoco Roma U
02 10 99 Uccide la moglie e si spara Siracusa U,D

01 02 00 Non può vedere la figlia, carabiniere si uccide Savona U
14 03 00 Litiga con la moglie e si uccide Roma U
05 04 00 Uccide la moglie poi si spara Torino U,D
10 04 00 Strangola la moglie e si uccide Savona U,D
07 05 00 Uccide la moglie e si impicca Roncello (MI) U,D
22 06 00 Uccide madre, moglie, due figlie e poi si spara Agrigento U,D,D,B,B
06 07 00 Uccide la moglie e si suicida Torino U,D
08 07 00 Uccide la moglie a forbiciate e si suicida Trapani U,D
12 07 00 Gli tolgono i due figli: si uccide Milano U
25 07 00 Imprenditore suicida S .Felice (RM) U
29 07 00 Maresciallo uccide la moglie e si suicida Bologna U,D
14 08 00 Uccide moglie, figlio, due parenti e si spara Bolzaneto (GE) U,D,B,U,U
15 08 00 Si dà fuoco dopo l'ennesima lite con la moglie Roma U
15 08 00 Accoltella moglie, suocera e si uccide Loreto U,D,D
21 10 00 Spara a moglie e tre figli, poi si toglie la vita Alberga (SV) U,D,B,B,B
05 12 00 Finanziere si spara in caserma Roma U
13 12 00 Suicidio dal ballatoio Roma U
16 12 00 Si toglie la vita cardiologo del S. Camillo Roma U

20 02 01 I genitori litigano, giù dalla finestra a scuola Foggia B
19 05 01 Ammazza moglie e suocera, poi si suicida Roccella (RC) U,D,D
12 08 01 Monteverde: si uccide coi gas di scarico Roma U
27 09 01 Ammazza moglie, figlia e si uccide Cremona U,D,B
30 09 01 Uccide la moglie, la figlia e si impicca Ascoli Piceno U,D,B
30 09 01 Ferisce a morte la convivente e si spara Foggia U,D
19 11 01 Uccide la moglie e si suicida Bologna U,D
25 11 01 Taglia la gola a moglie e figlia, poi si suicida Varese U,D,B
10 12 01 Due morti in casa:omicidio/suicidio Roma U,D
17 12 01 Poliziotto uccide la sua ex e si spara Cesena U,D

08 01 02 Suicidio in ufficio Roma U
13 01 02 Uccide la moglie e si spara Mantova U,D
04 02 02 Impiccato nei giardini pubblici Jesi (AN) U
08 03 02 Si suicida dopo la strage Verona U,D,D,U
13 03 02 Spara alla moglie, sulla folla e si uccide Milano U,D
19 03 02 Strage ad Anzio per amore dei figli Anzio (RM) U,D,B,B
27 03 02 Giovane cassiere si ammazza Guidonia (RM) U
03 04 02 Abbandonato dalla moglie si butta dal balcone Roma U
18 04 02 Balduina: uccide la moglie e si spara Roma U,D
09 05 02 Ragazzo suicida Chieti U
13 06 02 Uccide moglie e amante, poi si spara Reggiano (SA) U,U,D
14 06 02 Decidono di separarsi, si sparano dal legale Varese U,D
01 07 02 Uccide la moglie e si spara Bari U,D
17 07 02 Sparatoria al bar, poi il suicidio Bagnara (RC) U,U
27 08 02 Accoltella le figlie e si ammazza Arbatax (NU) U,B,B
03 09 02 Soffoca i figli e si getta nel vuoto Caltanissetta U,B.B
10 09 02 Si impicca: le avevano tolto i figli Chieti D
10 10 02 Lo vuole lasciare: le spara e si ammazza Albosaggia(SO) U,D
17 10 02 Strage in famiglia e poi il suicidio Chieri (TO) 3U,4D
19 10 02 Salto nel vuoto dopo la separazione Palermo U
20 10 02 Omicidio-suicidio Benevento U,D
12 11 02 Annuncia il suicidio: impiccato in cella Milano U
19 11 02 Bancario suicida dopo la strage Melano (CO) U,D,B,B
10 12 02 Strangola la moglie e si impicca Cagliari U,D
16 12 02 Accoltella la moglie e si getta nel vuoto Orvieto (TR) U,D
26 12 02 Impiccato in cantina Genova U

04 01 03 Uccide la moglie e si lancia dal terrazzo Roma U,D
22 01 03 Uccide il figlio e si toglie la vita Crema U,B
21 02 03 Suicida nell'auto Avezzano (AQ) U
05 03 03 Ammazza moglie e figlia, poi si impicca Novara U,D,B
19 03 03 Strangola la moglie, poi si impicca in cella Macerata U,D
10 04 03 La strage, poi si uccide Pisa U,D,B
07 05 03 Undici colpi contro la moglie, poi uno in bocca Milano U,D
29 05 03 Uccide la moglie e si lancia dal nono piano Milano U,D
16 06 03 Uccide la moglie e si ammazza Saronno (VA) U,D
22 06 03 Cardiologo strangola la moglie e si spara Bagnara (RC) U,D
30 06 03 Egiziano stermina la famiglia e si uccide Roma U,D,U,B
06 07 03 Divorziato e senza lavoro si uccide Oristano U
09 07 03 Ispettore fa una strage e si uccide Genova U,D,B,B
11 07 03 Si uccide davanti al figlio Verona U
20 07 03 Uccide l'ex moglie e si ammazza Massa Carrara U,D
09 08 03 Uccide i due figli e si spara Trapani U,B,B
17 08 03 Uccide la moglie e si toglie la vita Padova U,D
13 09 03 Si uccide col fucile da caccia Ascoli Piceno U
16 09 03 Impiccato in garage Novara U
28 09 03 Ferratella: impiccato all'altalena Roma U
03 10 03 Uccide la moglie e si suicida Milano U,D
05 10 03 Suicida in mare con i figli Messina D,B,B
14 10 03 Spara a moglie e cognato e si uccide Torino U,U,D
20 11 03 Uccide moglie e figlia e si spara Catania U,D,B
19 12 03 Annega nel canale col figlio di due anni Milano D,B

Dal solo titolo, a volte, non è evidente la riconducibilità dell'episodio ad una vicenda di separazione, che emerge leggendo ulteriori particolari raccolti dal cronista. Siamo in possesso degli articoli di stampa in originale relativi ad ogni episodio preso in esame dal monitoraggio.
N.b. le date si riferiscono alle notizie tratte dai quotidiani, pertanto gli eventi si verificano il giorno precedente alla data di pubblicazione.

Tabella riepilogativa
19 decessi nel biennio 1996/1997
31 decessi nel biennio 1998/1999
60 decessi nel biennio 2000/2001
111 decessi nel biennio 2002/2003

42 suicidi come episodi isolati, con 42 vittime (la sola persona che si toglie la vita)
69 suicidi al termine di altro delitto, con 179 vittime (il suicida più altri soggetti coinvolti)
Autori: 103 uomini, 4 minori, 4 donne
L'uomo è di gran lunga in testa nell'elenco dei suicidi legati al disagio generato dalle separazioni e dai figli contesi, con 103 casi su un totale di 111 (93%), seguito da 4 casi di suicidio di minori e 4 casi di donne che si tolgono la vita.

Si riscontrano significative differenze percentuali estrapolando i soli suicidi maturati fra separati dai dati dei suicidi complessivi forniti dagli istituti di ricerca.

75,6% di uomini e 24,4% di donne nel 1997
76,3% di uomini e 23,7% di donne nel 1998
74,8% di uomini e 25,2% di donne nel 1999
74,9% di uomini e 25,1% di donne nel 2000
75,4% di uomini e 24,6% di donne nel 2001
74,8% di uomini e 25,2% di donne nel 2002 (fonte annuari ISTAT; per il 2002, dati disponibili fino ad agosto).
Ne risulta che gli uomini, in ogni caso, si tolgono la vita in percentuale maggiore di quanto non facciano le donne (all'incirca un suicidio femminile ogni tre suicidi maschili), senza però mai sfiorare il picco da monopolio che si riscontra fra i separati.
Nelle separazioni sparisce o quasi la percentuale di donne suicide, che per tutti gli altri fattori di rischio (perdita del posto di lavoro, depressione, solitudine, indigenza, patologia allo stadio terminale, scomparsa di un congiunto, etc.) si attesta invece intorno al 25% del totale, dal minimo del 23,7% nel 1998 al massimo del 25,2% nel 1999 e nel 2002.
La separazione, inoltre, rappresenta l'unico fattore di rischio che spinge al suicidio esclusivamente il padre, pur essendo l'unico fattore di rischio che coinvolge un target obbligatoriamente composto dall'identico numero di donne ed uomini.
E' ormai opportuno ripensare la definizione di soggetto debole, o quantomeno individuare - accantonando postulati e luoghi comuni - i soggetti che maggiormente vengono indeboliti dalla scissione della coppia e dalla conseguente involuzione del tenore di vita, ma soprattutto dall'affido esclusivo dei figli, dalla forzata inibizione delle relazioni genitoriali e dagli attriti che ne derivano.
L'inibizione legalizzata di ruoli e relazioni genitoriali innesca una spirale di disperazione della quale il suicidio è l'aspetto più eclatante, ma non l'unico e neanche il più frequente. I fatti di sangue costituiscono solo la punta dell'iceberg di un disagio sociale pericolosamente diffuso.
E' l'esclusione dalla vita dai figli ad avere devastanti ripercussioni sulla sfera relazionale ed emotiva del soggetto escluso e dei figli stessi.
Una nuova tipologia di soggetti deboli viene quindi costantemente alimentata dall'attuale Diritto di Famiglia e dalla conseguente giurisprudenza che si adagia sui binari consolidati dell'affido monoparentale, nonché dalla logica giuridica del conflitto e della mancata scissione fra ruoli coniugali e ruoli genitoriali.
Altro dato emergente, connesso all'incremento di separati che si tolgono la vita. Si modifica la tipologia dell'evento: il suicidio arriva con sempre maggiore frequenza al termine di una strage che coinvolge i figli e/o l'ex coniuge o altri componenti del nucleo familiare, con diversi gradi di parentela.

EPISODI AL FEMMINILE
28 aprile 1999, Trapani: una giovane mamma si cosparge di benzina perché i figli sono trattenuti dai nonni paterni che le impediscono di rivederli. Ricoverata in condizioni disperate, muore il giorno successivo.
10 settembre 2002, Chieti: una donna si toglie la vita perché non sopportava di vivere senza i figli, allontanati dai Servizi Sociali competenti per territorio.
05 ottobre 2003, Messina: una donna, depressa per la separazione, si getta con l'auto nelle acque del porto. Nell'auto ci sono anche i due figli.
19 dicembre 2003, Milano: una donna si suicida gettandosi con l'auto in un canale insieme al figlio di due anni, che temeva di perdere dopo la separazione.

I quattro casi di madre suicida rappresentano la conferma di come non contribuiscano solo gelosia, disturbo mentale o mancata rassegnazione alla fine di un rapporto (le motivazioni sempre addotte quando ad uccidere ed uccidersi è un padre), ma siano soprattutto l'allontanamento forzato della prole e l'inibizione del ruolo genitoriale a spingere i genitori a compiere gesti disperati.
L'interruzione giuridica del progetto genitoriale viene vissuta in larga maggioranza dai padri, ragione per la quale sono gli stessi padri a figurare abbondantemente in testa nell'elenco degli autori di omicidio legato alla separazione.
Ed a monopolizzare, o quasi, i suicidi.
Una ipotetica controprova si avrebbe capovolgendo il quadro generale tramite la esclusione sistematica delle madri dall'affido dei figli, con la conseguenza di inibirne drasticamente le frequentazioni e l'influenza nel processo di crescita: con l'inversione dei ruoli ci troveremmo inevitabilmente a commentare la casistica di una maggioranza di donne disperate che uccidono e si uccidono. Vogliamo augurarci di rimanere nel campo delle ipotesi e di non essere costretti a prendere atto di nessuna macabra controprova.

Prima di investire l'Osservatorio Permanente del gravoso lavoro di ricerca che avremmo volentieri lasciato a chi si occupa di statistiche per mandato istituzionale, il Consiglio Federale FeNBi si è interrogato a lungo sui perché delle lacune ufficiali in tal senso.
I vari Istituti di ricerca, statali e privati, rivelano una messe di particolari sulla vita degli italiani: ci dicono quanto spendiamo per il cenone di Natale, dove e per quanto tempo andiamo in vacanza, quante ore trascorriamo alla guida, quanto spendiamo per abbigliamento, sport, cultura e spettacoli, come aumenta il bullismo adolescenziale, quanto aumenta il ricorso alla chirurgia plastica; e poi quanti decessi avvenivano prima e quanti dopo l'introduzione del casco obbligatorio, quanti prima e dopo le cinture di sicurezza obbligatorie, quanti prima e dopo la patente a punti, quanti incidenti si concentrano nel sabato sera ed in quali fasce orarie, quanti delitti a scopo di rapina, quanti per mano di immigrati, quanti decessi dovuti al doping, all'anoressia, agli stupefacenti, al fumo, all'alcool, alla liposuzione, alla dieta fai-da-te …
I più diversi aspetti della vita quotidiana vengono osservati, sezionati, analizzati e catalogati per fornire un quadro statistico il più dettagliato possibile; il tutto suddiviso per anno, per trimestre, per mese, e poi ancora per regioni, province, città e piccoli centri, per sesso e per fascia d'età, di reddito, di scolarizzazione…
Nelle statistiche tanto minuziose e capillari continua però a mancare la voce relativa ai fatti di sangue legati alle separazioni.
Perché? Dimenticanza fortuita o volontà precisa?

La versione dei media in occasione di ogni fatto di sangue fra separati è sempre quella del gesto isolato di un pazzo. Non c'è mai un'analisi del fenomeno nel suo insieme, anche se è ovvio che quando i cosiddetti “gesti isolati” si ripetono a grappoli, qualcosa nel Sistema non funziona come dovrebbe.
Nessun organo di informazione ricondurrebbe al gesto isolato di un pazzo la gravità di mille morti come conseguenza dell'uso di anabolizzanti nel culturismo e nello sport agonistico in generale; non vengono etichettati come gesti della follia, anzi proprio presso certi studi medici e certe palestre si cercano e si trovano le pulsioni del fenomeno dilagante.
Non viene frettolosamente archiviato come pazzo neanche il debitore disperato che uccide l'usuraio causa della sua rovina; la collettività prende atto della gravità del problema e nasce un numero verde anti-usura, vengono stanziati fondi per salvare le attività ostaggio degli “strozzini”, il disagio viene contestualizzato e si studiano le contromisure a livello governativo.
Nessuno ha mai sottovalutato le stragi del sabato sera al ritorno dalle discoteche, non sono malati di mente i ragazzi che muoiono in auto, infatti proprio le discoteche sono oggetto di provvedimenti legislativi per tentare di arginare il fenomeno negativo (orari di chiusura anticipati, livello dei decibel, stop alla vendita di superalcolici, controlli per la diffusione di stupefacenti, etc.).
Ogni volta che un fenomeno di massa produce degli effetti devastanti, le cause si individuano e le soluzioni si cercano, sempre, all'interno del contesto nel quale tale fenomeno prende vita e si sviluppa.
Ciò che accade per qualsiasi altro fenomeno sociale non accade invece per la fallimentare gestione del conflitto di coppia, che ha come unica soluzione la ricorsività del conflitto giuridico.
Quando la gente muore uscendo dalle discoteche si cercano i motivi nelle discoteche; quando la gente muore uscendo dalle palestre si cercano i motivi nelle palestre, quando invece la gente muore uscendo dai tribunali i motivi si cercano nella gente.
È vietato osservare ed analizzare i tribunali.
Nessuna fonte ufficiale ha mai voluto riconoscere e tantomeno studiare il collegamento fra i provvedimenti limitativi nella frequentazione con i figli e la disperazione che porta a togliersi la vita.

Per quanto riguarda le separazioni è infatti più comodo scaricare le responsabilità su presunte e mai dimostrate personalità deviate delle parti, estrapolandole dal contesto nel quale gli episodi drammatici maturano. Va ricordato come in larga percentuale il folle non sia affatto tale fino a mezz'ora prima di commettere il delitto: non ha mai manifestato pulsioni criminali, supera brillantemente i test per il rinnovo del porto d'armi o addirittura presta servizio nei corpi militari, paramilitari o come tutore dell'ordine)
Se poi capita che l'omicida-suicida lasci delle lettere nelle quali individua chiaramente nell'inadeguatezza della giustizia la molla scatenante del gesto disperato, allora tali lettere vengono sequestrate in fretta e ne viene inibita la divulgazione (caso Galoppo, Genova, luglio 2003).
Secondo ogni tesi ufficiale il Sistema opera sempre al meglio, se qualcosa non funziona non si possono cercare crepe nel modus operandi dell'apparato giudiziario e nelle conseguenze che ne derivano, ma occorre sforzarsi di circoscrivere le responsabilità ai soggetti coinvolti.

E' innegabile che chi commette una strage e poi si toglie la vita al momento di compiere il gesto sia folle.
Ma è altrettanto innegabile la ottusa miopia di non voler contestualizzare il ripetersi degli episodi, da anni: il Sistema incapace di ascoltare, riconoscere e gestire il disagio è folle almeno quanto l'omicida-suicida che dal contesto patogeno viene innescato.
Il disperato che arriva ad uccidere ed uccidersi è un effetto, ma la causa qual è?
La risposta è scomoda, è una lettura non funzionale alla difesa delle stanze dei bottoni quindi, per dirla col Manzoni, non s'ha da fare; infatti la versione ufficiale continua ad essere quella del gesto isolato di un pazzo.
Intendiamo sottolinearlo con forza: non si tratta di un tentativo di giustificazione di gesti criminali, che tali rimangono. E' però insostenibile che di fronte ad un fenomeno di tali proporzioni il Sistema-Giustizia continui a sentirsi, e proclamarsi, esente da colpe.

Negli ultimi anni una sola voce è sfuggita all’oscuramento: quella di Roberto Thomas.

Roberto Thomas è sostituto Procuratore preso il Tribunale per i Minorenni di Roma; nel testo Provvedimenti a tutela dei minori (R.Thomas/M.Bruno - Giuffrè, 1998) solleva alcuni dubbi sul caso Brigida.
A Civitavecchia (RM) nel 1994 Tullio Brigida, separato e padre di tre bambini, uccide i figli dopo aver avuto notizia che la ex moglie aveva chiesto in tribunale la decadenza della potestà genitoriale. Notoriamente il TdM può decidere inaudita altera parte, senza l’obbligo di ascoltare la versione delle persone oggetto dei provvedimenti. Le riflessioni di Thomas ruotano attorno al rapporto causa-effetto tra il provvedimento ablativo e l’evento delittuoso: si domanda se la condotta del Brigida sarebbe stata diversa qualora fosse stato ascoltato e non fossero stati interrotti gli incontri con i bambini. “Forse ciò non sarebbe accaduto se si fosse attuata una procedura che avesse pienamente garantito il contraddittorio con l’audizione del Brigida e dei suoi tre figli”.
In sostanza, Tullio Brigida era folle di suo, quindi prima o poi avrebbe ucciso comunque i figli?
Oppure la sua follia è nata da un evento preciso, la castrazione giuridica del ruolo genitoriale?
Dopo i dubbi sollevati da Thomas sulle responsabilità del Sistema, il buio ufficiale.
A fronte di sempre crescenti dubbi ufficiosi sollevati dal privato sociale che si occupa di separazioni e minori contesi.

Proseguendo nell'analisi dei dati raccolti dall'Osservatorio Permanente, risulta evidente come le persone che negli anni si sono rivolte alle strutture di supporto per genitori separati possano essere divise in due gruppi nettamente distinti fra loro.
Le madri lamentano difficoltà ad ottenere con costanza il contributo al mantenimento della prole con tre diverse modalità:
· chi l'assegno non lo riceve affatto
· chi lo riceve saltuariamente
· chi lo riceve di importo ridotto rispetto a quanto stabilito dal tribunale.

I padri lamentano strategie estremamente ripetitive messe in atto dall'ex coniuge per costruire ostacoli alle frequentazioni con i figli:

· chi può incontrarli saltuariamente, secondo tempi e modalità stabilite unilateralmente dall'ex coniuge, anche prevaricando eventuali accordi consensuali stabiliti in tribunale
· chi non può incontrarli affatto ed ha perso ogni contatto, anche telefonico.

In entrambi i casi, tanto per il mancato rispetto degli obblighi di mantenimento quanto per l'inibizione delle modalità di frequentazione, si verificano aperte violazioni del dispositivo giuridico.

Dal disagio sociale conseguente alle separazioni emergono quindi le problematiche legate alla sfera patrimoniale, caratteristiche delle madri, e quelle connesse alla sfera relazionale, appannaggio dei padri
L'ISTAT ci dice che il genitore affidatario è la madre nell'oltre 87% dei casi.
Non esiste quindi, o è percentualmente irrilevante, la madre che dovrebbe versare un assegno all'ex coniuge ma si astiene dal farlo, come non esiste, o è altrettanto percentualmente irrilevante, il padre che in qualità di genitore affidatario ostacola o impedisce i rapporti madre/figli.
Partendo da questo quadro oggettivo, analizziamo la differenza percentuale di donne ed uomini separati che si tolgono la vita, rispetto al totale dei suicidi fornito dall'ISTAT.
Esaminando i disagi manifestati alle varie strutture di supporto per genitori separati emergono, come abbiamo visto, due filoni principali: economico e relazionale
Sono indubitabilmente più semplici le soluzioni da suggerire quando si affrontano i problemi legati al filone economico. Esistono le ingiunzioni di pagamento, esiste il prelievo alla fonte direttamente dal datore di lavoro, esiste l'art. 570 c.p. che sanziona il genitore inottemperante rispetto al contributo per il mantenimento dei figli, è possibile ottenere aiuti da EE.LL. e dal privato sociale nato per tutelare donne sole, ragazze madri, donne separate, etc.
E' inoltre allo studio in alcuni Comuni la proposta di istituire un fondo al quale possano attingere le donne che non ricevono dagli ex mariti l'assegno mensile.
Comunque, al di la della effettiva soluzione del problema, sempre lunga e farraginosa come per ogni iter legale, è la condizione psicologica di parte lesa a giocare il suo ruolo, ed è un ruolo fondamentale.
Il soggetto vessato ottiene il riconoscimento delle proprie ragioni dalle strutture pubbliche e private alle quali si rivolge ed ha la consapevolezza che le stesse strutture si attiveranno affinché vengano riconosciuti i propri diritti e, contestualmente, affinché venga sanzionato il soggetto inottemperante.
Non è un processo semplice ne' veloce, ma c'è.
E' basilare che ci sia, sarebbe devastante se non ci fosse.
Quando vengono disilluse delle legittime aspettative di denaro viene riconosciuto il diritto leso di chi quel denaro dovrebbe riceverlo e, di contro, le responsabilità civili e penali di chi quello stesso denaro non può o non vuole versarlo.

Estremamente difficili o addirittura impossibili da risolvere, invece, i problemi legati al filone relazionale.
Quando vengono disilluse le legittime aspettative di relazionarsi con un figlio, non viene riconosciuto il diritto leso di entrambi i soggetti coinvolti (va sottolineato che il genitore ha diritto al figlio, ma soprattutto il figlio ha diritto anche all'altro genitore), e vengono accolte le istanze di chi dei figli ambisce a farne una proprietà esclusiva.Calpestando diritti ed esigenze del genitore non affidatario ma, ricordiamolo fino alla noia, calpestando diritti ed esigenze dei figli. Il tutto, curiosamente, confezionato e venduto per tutela dei minori.
E' la disparità di trattamento a generare psicopatologie, nonchè la constatazione insostenibile di come tale iniquità risulti essere perfettamente legale. Non esiste la condizione psicologica di parte lesa, se non circoscritta alla mera percezione del soggetto vessato.
Il Sistema chiamato a gestire le separazioni non riconosce e non sanziona come lesione di un diritto bilaterale l'interruzione delle relazioni figli/genitore non affidatario.
Il mancato versamento del contributo si configura come reato ai sensi dell'art. 570 c.p. (violazione degli obblighi di assistenza), pertanto al diritto del minore di ricevere assistenza corrisponde, in caso di inottemperanza, un articolo del codice penale che prevede la relativa sanzione.
Diverso trattamento per le difficoltà di frequentazione: anche le modalità di frequentazione fra i figli ed il genitore non affidatario costituiscono un diritto del minore ed un obbligo di assistenza ma, in caso di inottemperanza, gli ostacoli costruiti per inibire gli incontri possono configurarsi - possono …. raramente, ma possono - come reato ai sensi dell'art. 388 c.p. (mancato rispetto del dispositivo giuridico).
In sostanza, i diritti dei minori vengono lesi quando il genitore non affidatario non versa denaro, ma non vengono lesi quando il genitore affidatario impedisce loro di incontrare l’altro genitore e spesso gli altri nonni, zii, cugini…; in questo caso viene lesa, semmai, l'autorità del magistrato.
Questa, in Italia, è la tutela dei minori.
Siamo di fronte al Diritto che non riconosce i diritti, e non è un gioco di parole.
La giurisprudenza annovera frequenti 570 e rarissimi 388, nonostante le innumerevoli lamentele per incontri negati che solitamente vengono archiviate.
La riprova: nel 2001 per la prima volta finisce sui giornali il caso in cui viene sanzionato il mancato rispetto delle modalità di frequentazione fra i figli ed il genitore non affidatario. E’ una procedura rarissima, talmente inusuale da diventare una notizia di cronaca!
Una palese storpiatura del principio di uguaglianza delle sanzioni e dell’equità della pena, in spregio del diritto del minore inteso come diritto reale e non mediato.
Sotto l’impero della disciplina vigente, solamente la violazione di un obbligo di natura economica è sanzionato come fattispecie penale autonoma.
E’ evidente come vi sia disparità di trattamento tra la violazione di due obblighi che:
- sono sanciti in uno stesso ordine del giudice (l’ordinanza emessa al termine dell’udienza presidenziale, oppure dal G.I. nella successiva fase processuale),
- hanno lo stesso destinatario (il minore),
- hanno lo stesso fondamento giuridico (sono entrambi posti a tutela dei diritti del minore).
- hanno pari importanza e quindi analoga dignità di tutela.
Violare un obbligo di assistenza economica comporta la lesione diretta di un diritto del minore, mentre la violazione degli obblighi di frequentazione comporta l’applicazione di una norma posta a tutela dell’esecutorietà dei provvedimenti del giudice, senza assurgere a violazione di un altro diritto del minore che è quello di poter frequentare entrambi i genitori.
Ma l’art. 570 parla di obblighi di assistenza, senza circoscriverne l’ambito.
La giurisprudenza ha tracciato la strada dell’assistenza intesa solo in chiave economica, ma cosa certifica che assistenza non sia anche occuparsi dei propri figli, trascorrere del tempo con loro, contribuire all’educazione, frequentarli con assiduità, essere presenti ogni volta che ne hanno bisogno?
Sul piano giuridico ne consegue che il minore non ha un diritto pariteticamente tutelato: mediante l’art. 570 c.p. si dà tutela diretta al profilo economico del diritto del minore; con l’art. 388 c.p. la tutela del diritto del minore di natura relazionale è invece mediata attraverso la tutela del diritto dell’Autorità Giudiziaria a che gli ordini da essa emanati vengano rispettati. Questa singolare tutela mediata quindi è percepita solo per la violazione del diritto di natura relazionale, e non per quella di natura economica.

Il Sistema-Giustizia non riconosce e non applica i ventennali studi sulle psicopatologie derivanti dalla separazione dai figli, non si attiva per garantire il recupero degli incontri perduti, non si attiva per eliminare i boicottaggi e garantire futuri incontri regolari, non si attiva per il rimpatrio di un genitore affidatario fuggito all'estero con i figli e nemmeno per il rientro di un genitore affidatario trasferitosi in altra città, trasferimenti che di fatto rendono impossibili le modalità di frequentazione così come previste da sentenze e decreti, anche ove si tratti di accordi consensuali.
Il Sistema ama inoltre nascondere l'incapacità degli operatori nel gestire gli attriti della coppia tacciando la coppia stessa di una generalizzata conflittualità, anche in presenza di innegabili, clamorose, evidenti conflittualità unilaterali.

Quando un genitore affidatario nega all'altro i figli il Sistema-Giustizia non si attiva per sanzionare la parte inottemperante, perché la logica giuridica non riconosce che ci sia una parte inottemperante.
Anche se l'inottemperanza sarebbe in via teorica riconosciuta dal Diritto, all'atto pratico non viene riconosciuta nella giurisprudenza consolidata.

Il Sistema-separazioni ha ormai elaborato consuetudini secondo le quali è “normale” che i figli stiano con un solo genitore, è “normale” che chi non ha l'affido venga relegato in un ruolo estremamente marginale, è sufficiente che i minori abbiano relazioni significative con una sola figura-guida, il genitore non affidatario che chiede di occuparsi assiduamente dei figli è visto come un intruso invadente.

Il soggetto vessato è perfettamente conscio della profonda ingiustizia messa in atto dalla controparte ma, qualora ricorra agli appositi canali per ripristinare la giustizia, l'unico risultato che riesce ad ottenere è il sommarsi di ulteriori ingiustizie.

La spirale di disperazione che ne viene innescata è devastante.
Il genitore affidatario che non riesce ad incontrare i figli si scontra con una precisa volontà ostativa della controparte, ma deve scontrarsi anche con ciò che da tempo abbiamo identificato come il fulcro della malagiustizia in tema di Diritto di Famiglia: il principio malleabile di interesse del minore - totalmente privo di caratteristiche che lo identifichino - e l'uso strumentale che ne viene fatto.
Teorizzando una assoluta priorità per l'interesse dei minori, si modifica l'interesse dei minori in funzione di ciò che, al momento, costituisce invece l'interesse del genitore affidatario, l'unico reale oggetto di tutela da parte dell'intero Sistema.
Il genitore non affidatario non può in alcun modo contare sull'appoggio della Giustizia, che si schiera al fianco di chi è da sempre, per postulato, considerato il soggetto debole al quale va garantito ogni vantaggio possibile, ad iniziare dall'affido dei figli.

Il risultato è quello di aver creato una nuova tipologia di soggetti deboli, quei soggetti ai quali il Sistema-Giustizia offre la rassegnazione come unica insostenibile soluzione.

Un ulteriore elemento contribuisce a mettere a fuoco la diversità fra problemi economici e problemi relazionali: la possibilità di essere aiutati da amici e parenti.
Non sono rari i casi di donne separate che non ricevono l'assegno e per tirare faticosamente avanti fanno affidamento su aiuti economici più o meno consistenti di genitori, fratelli, nuovi compagni o altro.
Non è una soluzione legalizzabile, non è sempre attuabile e soprattutto non cancella le gravi manchevolezze dell'ex coniuge, ma è innegabile che la rete di parenti ed amici costituisca una importante risorsa in attesa dei cronici tempi lunghi della giustizia.
Lo stesso principio non è applicabile ai problemi relazionali; nessun amico, collega o parente potrà mai dare in prestito al padre quel figlio che non riesce a vedere.

E' questa una delle sostanziali differenze fra la soluzione dei problemi legati alla sfera patrimoniale e la soluzione dei problemi legati alla sfera relazionale: il denaro è un bene impersonale quindi, qualunque sia la provenienza, risulta funzionale alle esigenze di chi ne ha bisogno: che arrivi dall'ex coniuge, da parenti, strutture pubbliche o private, nuovi conviventi, nuovi coniugi o nuovi redditi.
Ribadiamo: senza mai cancellare le responsabilità del soggetto inottemperante, che non può e non deve crogiolarsi nell'assistenzialismo per conto terzi.
I figli, di contro, non sono altrettanto impersonali. Il padre al quale vengono impediti i contatti con un figlio non può sperare di risolvere il problema avendo altri figli da una nuova compagna, come non può sperare di alleviare il proprio dolore ricevendo in prestito figli altrui.
La differente gravità delle due distinte problematiche emerge analizzando i soggetti che arrivano al picco di disperazione.
L'uomo che non può vedere i figli uccide e si uccide, la donna che non riceve l'assegno, no.

I nuovi aspetti del coinvolgimento consapevole paterno emersi negli ultimi anni comportano quindi una maggiore condivisione nelle diverse fasi di crescita della prole.
In caso di separazione, però, diventa drammaticamente ed insostenibilmente doloroso accettare che il ruolo paterno venga cancellato.
La tigre alla quale vengono tolti i cuccioli azzanna, da sempre. Nessun etologo l'accusa per questo di essere conflittuale o non collaborativa. La colpa della disgrazia non è della tigre, ma dello sprovveduto che prova a toglierle il cucciolo.
Storicamente ha azzannato solo la madre, oggi azzanna anche il padre.
Rivendica il diritto/dovere di occuparsi dei figli quello stesso padre che per secoli ha delegato ed è stato messo sotto accusa per averlo fatto; ha quindi riorganizzato il proprio ruolo all'interno della famiglia ed ha rivestito di nuovo spessore il rapporto con i figli.
Poi ci si stupisce se non china il capo quando i figli gli vengono tolti.
Purtroppo non c'è nulla di imprevedibile nel padre che si ribella all'esproprio della prole.
Nelle separazioni il soggetto debole per antonomasia non figura nella lista dei suicidi, sovvertendo ogni studio pubblicato negli annuari di statistica.
Chi invece è convenzionalmente definito soggetto forte viene spinto in un vortice tanto destabilizzante quanto irrisolvibile, che sempre più spesso porta a togliersi la vita. E ci si stupisce che accada, come se il semplice fatto di non appartenere al genere femminile garantisca impermeabilità alla disperazione da perdita della prole.
Le madri soffrono e si disperano se private dei figli, si sa; i padri per secoli non hanno sofferto, chissà perché oggi soffrono come le madri? Come mai non accettano con bovina rassegnazione? Come mai si disperano? Come mai la disperazione senza via d'uscita porta sempre più spesso al gesto estremo?

La logica giuridica che persevera nell'affido esclusivo e nella difesa ad oltranza del genitore affidatario ha prodotto danni - vogliamo sperare - preterintenzionali: lasciandosi prendere la mano ha ecceduto nella protezione dei soggetti deboli, capovolgendo il problema di fondo senza però risolverlo.

E' lecito aspettarsi che l'obiettivo di qualunque democrazia debba essere quello di eliminare la condizione di soggetto debole, non di sostituirla con altri.

Non è stato eliminato il soggetto debole secondo la più logica delle strategie, quella di equiparare le parti; il grossolano sbilanciamento a favore degli ex soggetti deboli ha prodotto un doppio risultato negativo:
- ha invertito i fattori senza cambiare il prodotto, creando quindi nuovi soggetti deboli
- ha privato i minori del 50% del loro diritto alla bigenitorialità.

Nessuno si è mai assunto la responsabilità di affermare che, togliendo loro il padre, i figli perdono solo l'1% del diritto alla bigenitorialità, poichè il 99% è garantito dalla madre, che pertanto risulta essere l'unico soggetto meritevole di tutela.
Nessuno ha mai affermato che il ruolo del padre è bene che rimanga circoscritto all'erogazione di fondi; basterebbe una schedina fortunata ed i bambini potrebbero anche diventare orfani, tanto la tranquillità economica è garantita ed il padre non serve ad altro.
Da anni eserciti di neuropsichiatri infantili, Giovanni Bollea in testa, sostengono teorie diametralmente opposte.

Da sempre accesi sostenitori del concetto più puro di pari opportunità, non vogliamo pensare che tale principio possa essere stravolto in prevaricazione dell'altro.

lunedì 28 giugno 2010

Servizi Sociali - Hotel California -

Nella celeberrima canzone degli Eagles datata 1977, il protagonista viaggia lungo una strada nel deserto, quando data la stanchezza decide di fermarsi per la notte nell'hotel che da il nome alla canzone, un luogo all'apparenza accogliente ma molto particolare, come gli spiegherà poco dopo il portiere, un luogo dal quale " You can check-out any time you like but you can never leave "....Inquietante.... e così il Servizio Sociale quando entra nella tua vita, anche dopo aver concluso il suo percorso, non se ne va, perchè i segni che lascia restano per sempre.....Il Servizio Sociale viene riconosciuto in Italia con la legge 84 del 23.03.1993 che ne istituisce l'Ordine. L'AS può svolgere la propria attività sia privatamente che come dipendente del servizio pubblico, in tutti è due i casi oltre alla formazione specifica costituita da una laurea di primo e/o secondo livello, è necessaria l'iscrizione all'Ordine: l'Ordine degli Assistenti Sociali distingue due albi per ogni regione: Albo A per i possessori di laurea di secondo livello ed Albo B per i possesori di laurea di primo livello. L'Ordine degli Assistenti Sociali è strutturato per regioni ed è sottoposto all'Ordine Nazionale. In Italia nel 2000 si contavano circa 28.866 iscritti all'ordine il 5% dei quali (1.900 unità ca.) in Emilia Romagna, nel 2008 il totale è passato a 35.754 unità (+ 23%) il 5% dei quali, sempre in Emilia Romagna (1.900 unità ca.) - fonte Ordine Nazionale Assistenti Sociali www.cnoas.it -.
In materia di Tutela Minori, il Servizio Sociale interviene direttamente quando richiesto da un famigliare, dalle istiuzioni scolastiche o su richiesta dell'autorità giudiziaria. Il grado di incisività di questo intervento varia a seconda dei casi, dal monitoraggio, all'allontanamento del o dei minori dal luogo di residenza che dovrebbe limitarsi a casi di "estrema gravità e pregiudizio" ed ove non sia possibile collocare i minori presso parenti. Pare che ad oggi in Italia ci siano 32.000 minori in condizione "di estrema gravità e pregiduzio": 32.000 minori allontanati dalle famiglie e collocati presso strutture eterofamigliari con un costo annuo di circa € 72.000,00 a bambino per un totale di € 2.304.000.000,00 ( tanto per dare una dimensione a questa cifra possiamo dire che Il PIL del Togo del 2008 era di € 2.369.800.000,00 ) - fonte Panorama 17.11.2009 - Sequestri di Stato -. Quando agisce su mandato dell'autorità giudiziaria l'A.S. è il braccio operativo del tribunale "i suoi occhi" per così dire - sul campo - e ciò avviene sistematicamente in tutti i casi in cui la famiglia di origine è una famiglia di fatto. Il TdM è stato costituito con il REGIO DECRETO 1404 nel 1934 ed opera in camere consigliari costituite da 4 giudici, 2 togati e 2 onorari, un uomo ed una donna, scelti tra "i benemeriti dell'assistenza sociale". Il TdM da un mandato al Servizio Sociale e di conseguenza ad un A.S., di svolgere della attività specifiche atte a valutare una serie di aspetti della coppia c.d. genitoriale. Questo mandato si esprime con la forma del Decreto Provvisorio che può contenere o no forme di limitazione della potestà genitoriale: al decreto provvisorio, proprio perchè provvisorio, non è possibile fare appello, tuttavia va precisato che il termine "provvisorio" è un puro eufemismo in quanto può restare tale per anni ed anni, mentre il tempo passa, i bambini crescono, i genitori invecchiano ed impazziscono..... Dinnanzi al TdM non esiste contenzioso, non c'è quindi un confronto fra le parti in quanto Il TdM ascolta i genitori di norma, una sola volta e da li in avanti determina le sue decisioni sulla sola base delle relazioni inoltrate dal Servizio Sociale. E' facile comprendere quindi quanto siano delicate queste relazioni e quanto grande sia la "zona grigia" in cui il genitore posto sotto la lente di ingrandimento dal Servizio Sociale, si venga a trovare: il giudice infatti non ha altro elemento di riferimento che queste relazioni che di norma il Servizio Sociale evita di condividere, se non nella forma della restituzione orale, con i diretti interessati, i quali quindi non sanno bene come comportarsi dato che, in primis non sono preparati ad affrontare una condizione simile, secondariamente spesso, non vengono informati, come invece dovrebbe essere per tutti i rapporti con le pubbliche amministrazionidi quelle che sono le procedure ed i loro diritti e che infine, si trovano ad interloquire con un entità che ha, a tutti gli effetti il potere di giudicarli e di togliere loro i figli. Perchè ciò avviene? perchè la "zona grigia" di discrezionalità in una materia talemente delicata, è così ampia? Formalmente non è così perchè l'A.S. non è un giustiziere e risponde, come chiunque, alla legge: il mandato che riceve dal tribunale è un mandato specifico, spesso talmente stringato che non esistono neppure gli spazi per individuare la discrezionalità al suo interno; Lo stesso Ordine degli Assistenti Sociali è consapevole di questo tanto che si è dato un Codice Deontologico http://www.ifsw.org/cm_data/italy_codicedeontologico.pdf"> ed una serie di procedure di controllo interno e di procedimenti disciplinari con tanto di provvedimenti che vanno dal richiamo,alla sospensione fino alla radiazione dall'albo.... E allora, tutto ok? No affatto: non esiste una forma di controllo vero e proprio che non sia quella che può scaturire dalla segnalazione di un utente, lo stesso utente che qualche minuto fa vi ho detto che si trova sotto la lente di ingrandimento, insieme ai suoi affetti più cari...l'A.S. non viene "valutato" lungo la sua carriera come avviene per categorie professionali che maneggiano materiali ben più insensibili della vita di un bambino.... che qualcosa non vada l'hanno percepito gli stessi A.S. e se andate a vedere sul sito http://www.assistentisociali.org troverete un link alla pagina denominata TUTELA DELL'IMMAGINE PUBBLICA DELL'ASSISTENTE SOCIALE http://www.assistentisociali.org/petizione/ in quanto, recita la pagina "Provato mai a chiedere a qualcuno che non conosce il nostro lavoro di descrivere il ruolo dell'assistente sociale? Nel migliore dei casi vi si risponderà che è quella figura che porta via i bambini quando i genitori litigano.".. Chi ha studiato un pò di storia ricorderà che la Germania Nazista promuoveva con un apparato pubbliciatario immane l'immagine delle SS, sorridenti ed attorniate di bambini, ma ricorderà anche che c'era la guerra che è la madre il padre ed il figlio di ogni mistificazione! Nessuno ricorda un sito delle forze dell'ordine che promuova la loro immagine pubblica, eppure ci sono appartenenti alle forze dell'ordine che si sono macchiati di delitti efferati; nessuno ricorda una campagna di promozione dell'immagine pubblica del medico, eppure ci sono medici che ne hanno fatte di tutti i colori: dall'operare il paziente sano al rimbalzare quello malato da un ospedale all'altro fino a che non arriva la nera signora a porre fine alle sue sofferenze....Mai una volta la c.d. opinione pubblica ha fatto di tutt'erba un fascio: mai una volta si è applicata l'equazione, uno sbaglia = tutti sbagliano. Perchè in ogniuno di questi casi la professione espressa dai citati ruoli è socialmente riconosciuta, giuridicamente codificata e penalmente e civilmente sanzionata in caso di dolo. Tuttavia....nel caso del Servizio Sociale non è così e allora è importante che ogniuno sappia che cosa succede dentro alla AUSL nell'area Tutela Minori per rendersi conto quanto più possibile della stridente dicotomia esistente tra la delicatezza della materia, la scarsa trasparenza del percorso valutativo e la totale inesistenza del confronto fra le parti, tipico del giudizio, perchè pensino bene a ciò che può accadere quando il Servizio Sociale fa il suo ingresso in scena. E' inquietante come l'intera esistenza di una persona, la sua cultura, i suoi valori, la sua storia, le sue scelte, divengano una paginetta di carta stampata e su quella qualcuno che non conosce una virgola di tutto quanto il resto, debba decidere in merito alle vite che a quella paginetta sono legate. Lo dirò una volta soltanto: qui nessuno processa il Servizio Sociale, o attua cacce alle streghe, non c'è spazio per la polemica e non è la polmica che cerchiamo ma la ricerca di chiarezza di ruoli e percorsi, il rispetto delle persone e la correttezza delle scelte: un sistema che funziona non si nasconde dentro un archivio non procede per impressioni ma si basa su regole codificate e verificabili, non teme il confronto ed impiega elementi oggettivi nella sua azione. Non esiste un potere privo di controllo e più è grande il potere, più affinato deve essere lo strumento di controllo che ad esso si applica, quando non è così, la forma di governo si chiama dittatura, non democrazia. Nemo è in ascolto.

Avvocato

Dal latino ADVOCATUS a sua volta derivante dal verbo AD VOCARE, nel senso di chiamare a se, chiamare in soccorso....la prudenza è d'obbligo e la persona viene sempre prima del titolo. Le origini di questa professione è tra le più antiche, gia Gaio nella sua opera le "Istitutiones" (168 a.C.) fondamenta del diritto romano, parlava di questa figura. Ai nostri fini è utile sapere che non si può stare davanti al giudice, senza essere rappresentati da un avvocato ma da qui in avanti tutto si complica, diviene fumoso e soprattutto COSTOSO. Non è, intendiamoci, l'aspetto economico quello che in una separazione pesa di più, ci sono in ballo sentimenti, affetti, progetti di vita che non possono essere monetizzati eppure, proprio perchè nel turbinio emotivo, l'impatto economico rischia di venire sottostimato, è utile tenerlo in considerazione.
Il rapporto con l'avvocato viene definito di "intuitus personae" ciò a dire che essenzialmente il rapporto, si fonda sulla fiducia che però a sua volta dovrebbe fondarsi sulla chiarezza e, dato che il comune mortale dall'avvocato ci va di norma, dopo che è insorto un problema, non prima, è giusto che venga messo a conoscienza della realtà con cui dovrà fare i conti e non che il suo fato gli venga rivelato a "puntate" dalla Sibilla Cumana, senza mai arrivare ad una conclusione.
Diciamo subito che in Italia, malgrado la legge 54/2006 sull'affido condiviso qualche miglioria (timida) la stia portando, in oltre il 90% dei casi, i figli vengono affidati alla madre, il padre vede i figli mediamente per il 13% 20% del tempo della loro vita, perde la casa coniugale e paga un mantenimento: tutti le altre ipotesi sono residuali e chi vi dice il contrario mente sapendo di mentire

La durata della separazione varia da consensuale (fino a 4 mesi) e giudiziale (fino a 10 anni) e così variano i costi da € 800,00 a € 3.500,00 per la prima e da € 1.000,00 a € 10.000,00 ed oltre nel secondo caso.

Se si aggiungono i costi del mantenimento e degli alimenti che mediamente in presenza dell'ex coniuge e di "n" figli pesano per € 630,00 mese http://www.papaseparatiliguria.it/?p=65 (senza considerare le c.d. spese straordinarie) il costo diventa addirittura un mutuo decennale da € 70.000,00 e passa alla fine del quale però non resta neppure una casa perchè tra l'altro ad uno dei due genitori, di solito, la casa viene tolta....non sempre tuttavia la parcella dell'avvocato è la parte più costosa della situazione anche perchè esistono almeno tre modalità per ridurne l'incidenza:

- Gratuito Patrocinio: Ogni provincia ha un elenco presso la Camera Forense degli avvocati in grado di fornire il gratuito patrocinio purchè il richiedente dimostri di avere un reddito inferiore ad un certo valore (€ 9.723,00) http://www.avvocati.rimini.it/gratuito_patrocinio/elenco_avvocati.asp


- Patto di quota lite decreto Bersani legge 248/2006 http://www.camera.it/parlam/leggi/06248l.htm


- Assicurazione per la tutela legale e la tutela giudiziaria per le quali non indichiamo alcun link in quanto non dobbiamo pubblicizzarne nessuna in particolare, ma informare che esistono.

Attenzione, non è ancora finita, perchè se la l'affaire separativo, si fa davvero complicato, entrano in campo un altra schiera di professionisti: gli psicologi e due acronimi CTU e CTP rispettivamente Consulente Tecnico di Ufficio e Consulente Tecnico di Parte: la CTU viene nominata dal giudice, le CTP dalle parti. La CTU esprime (o dovrebbe) un parere super partes per "aiutare" il giudice ad esperire il proprio giudizio, le CTP, cascasse il mondo perorano la parte che le paga evidenziando, glissando, stravolgendo a volte le risultanze delle CTU. Il tutto con lo scopo formale di "fare chiarezza" ottenendo spesso il risultato evidente di "fare confusione". I costi in questo caso sono variabili da € 20,00 a € 95,00 l'ora secondo le tabelle dell'ordine degli psicologi per i quali, è utile ricordarlo, la legge Bersani non ha valore..http://www.psy.it/tariffario.html.

Nella confusione generale del momento, e con un buon bagaglio di mermorie televisive addosso, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di rivolgersi ad una agenzia investigativa per scoprire o documentare cose assolutamente inutili e irrilevanti ai fini giudiziali ma molto utili all'ego e pertanto, altrettanto costose: il consiglio è di evitare di farlo,in caso avverso, prevedete un ulteriore aggravio di costi variabile da qualche centinaia a diverse migliaia di euro.

In corso d'opera e nelle situazioni più complesse in cui sono presenti in campo molti attori ogniuno - lo ribadirò fino alla nausa - perseguendo un suo scopo, nessuno con in mente e nel cuore quello che solo un genitore può avere del bene dei suoi figli. In corso d'opera - si diceva - può succedere che ci si trovi a dover fare i conti con i Servizi Sociali, e può altresì succedere che si inneschino con questi, situazioni di conflitto che il legale dovrebbe mediare senza mai smettere di perorare la causa del proprio cliente. In alcuni casi, mediare non serve ed è necessario affronatare il problema, anche in giudizio, se del caso. Una cosa che di norma il legale evita di fare, anche a danno del proprio cliente, è quella di affrontare i Servizi Sociali....perché? Il perchè è presto compreso se si considera che per lavoro il legale che si occupa di diritto di famiglia, si trova a dover interagire spesso con queste professionalità che operano in regime di monopolio; entrare in diretto conflitto con esse, anche quando necessario nell'interesse del proprio cliente, pregiudica al legale la possibilità di dialogo in tutte le altre circostanze di lavoro. Questo pregiudica l'interesse del cliente? a volte si, ed è utile tenerne conto. Non tutti gli avvocati ragionano in questi termini, ma siccome l'eventualità sopra esposta è tutt'altro che remota, vale la pena considerarla.

I costi indiretti della pratica separativa, quelli cioè che non possono o non sempre vengono ribaltati direttamente sulle parti, costiuiscono dei costi sociali, dei costi cioè di cui la Società intera si fa carico con il pagamento delle imposte: tra questi rientra, il costo del Tribunale, il costo dell'attività dei Servizi Sociali, se richiesti etc..etc..

Ricapitolando e senza bisogno di fare i calcoli, separarsi costa molto, in termini economici e moltissimo in termini morali psicologici e emotivi: chi paga il prezzo più alto sono sempre e comunque i bambini che al di la delle chiacchere e dei formalismi, assorbono per intero e senza le capacità di mediazione mentale tipiche dell'adulto, tutto il carico di litigiosità che caratterizza la separazione: anche in questo caso, il livello di "dolore" specifico, viene deciso ed erogato più o meno consciamente dai genitori con le loro azioni e con ogni singola parola.

Nessuna morale, tutto cambia, anche l'amore può finire ma il matrimonio, la convivenza ed i figli non sono contratti da risolvere e beni da spartire: qualche etto di pazienza, un grammo di chiarezza e sincerità tra i futuri "ex" per quanto dolorosa essa possa essere, risparmierebbe a tutti sofferenze e rancori infiniti: quando si parla di divorzio inevitabilmente si finisce per parlare di "DIVORZIFICIO" perchè questa è una vera e propria filiera che non conosce crisi: ricordate però che:

- A tutti i professionisti della separazione, avvocati familiaristi, psicologi, assistenti sociali, anche ai migliori, non interessa assolutamente nulla, in termini etici, dei contenuti della vostra esistenza in quanto per loro, voi siete LAVORO.

- Ogni centesimo investito su questa filiera è tolto ai vostri figli e così ogni energia spesa a litigare è tolta irrimediabilmente ai vostri figli ed inquina la loro vita per sempre con il germe più difficile da debellare: quello dell'egoismo.

- In un conflitto legale tra genitori, al di là delle risultanze giudiziali, non esiste mai un vincitore: ci sono soltanto un diverso numero di morti e feriti per parte.

- Non è necessario andare davanti al giudice per separarsi, si può scegliere la strada del dialogo, farlo insieme, con rispetto, con in mente il bene dei propri figli e magari con l'aiuto di un mediatore famigliare : alla fine si va dal giudice per far omologare ciò che si è già deciso con grande risparmio di dolore, tempo e denaro.